sabato 17 novembre 2007

Gabbo Sandri, ultras per caso

Conoscendo le passioni di Gabriele Sandri, la musica techno e la s.s.lazio, le serate in discoteca passate da dj resident, si intuiva che fosse un ragazzo come tanti, che soddisfano il proprio bisogno di svago in modo sano e spensierato. Gabriele, romano della balduina, non era però un ultrà, non era un violento, ha pagato la foga e l'imprudenza di un poliziotto della polstrada. L'Agente lo ha ucciso con un colpo di pistola mentre Sandri tentava la fuga assieme ad altri suoi amici che, loro sì, avevano avuto una colluttazione con altri ultrà juventini nell'autogrill di Badia al Pino, nell'aretino. Gabriele ed i suoi amici stavano dirigendosi in auto verso Milano, stadio S.Siro, per andare a sostenere la compagine biancoceleste in trasferta contro l'Inter. Una domenica di normale passione "pallonara" collettiva, che un assurdo concatenarsi di conseguenze ha trasformato in tragedia. Da quella domenica mattina si è poi sviluppata la protesta degli ultrà di tutta Italia, che in maniera più o meno garbata, o addirittura violenta, hanno mostrato il proprio dissenso nei confronti dei nemici di sempre: le istituzioni e, soprattutto, il poliziotto. L'assalto alle caserme di Roma, la sospensione della partita con tanto di cori beceri provocata dai tifosi atalantini a Bergamo, dove atalanta-milan è durata solo 7 minuti, rappresentano solo gli emblemi di una domenica surreale. Lo strumentalizzare la morte di un ragazzo per dare sfogo agli istinti più bassi dell'essere umano è orribile, ingiusto, vigliacco. Il mondo ultrà si dice scandalizzato perchè il campionato non è stato completamente sospeso come avvenne nel febbraio scorso, all'epoca dell'assassionio del commissario capo Filippo Raciti, avvenuto nelle vicinanze dello stadio Cibali di Catania. Delitto compiuto per mano di un ultrà catanese, che aveva colpito in occasione del derby siculo Catania-Palermo, agendo come da prassi cercano di fare tutti i gruppi violenti del tifo organizzato nel mondo. Ora che a cadere era stato un tifoso, ora che le "guardie" avevano colpito, volevano lo stesso trattamento, non si poteva permettere che lo show proseguisse. Molto probabilmente si tratta solo di un pretesto, perchè tutti, dalle istituzioni ai tifosi, alle società calcistiche, sono vittime di questo nugolo di belve che si sentono in dovere di tenere in pugno uno stadio intero soltanto facendo leva su ideologie posticcie e sulla legge del più forte. Purtroppo c'è chi dice che il nostro calcio sia lo specchio pressochè fedele della società in cui viviamo. Possiamo essere in dissenso o meno, ma sia in un poliziotto che spara a bruciapelo temendo qualcosa di ben più pericoloso di una scazzottata tra ultrà, sia nella barbara furia degli ultras c'è da riflettere. Pensando intensamente a Gabbo, che ora non c'è più, e starà intonando in cielo l'inno della sua amata lazio.

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