domenica 18 novembre 2007

Emergenza rom nella capitale: voce ai cittadini

Questo video è tratto dalla trasmissione televisiva "l'infedele", non a caso una delle mie preferite e racchiude molto bene in pochi minuti quelli che credo siano i problemi e le domande fondamentali da porsi riguardo al fenomeno dell'emergenza rom. Inoltre si tratta di uno spezzone utile ad introdurre l'articolo che ho riportato di seguito. Ho intervistato sull'argomento alcuni miei vicini di casa, che abitano alla periferia sud di roma (abito nel quartiere dell'infernetto, vicino ad ostia) e in alcuni casi, con mia grande soddisfazione, non hanno dato risposte propriamente scontate!

Roma e l’emergenza rom: anno 2007
Parole, opinioni e prospettive dalla periferia capitolina

Dopo l’assassinio di Giovanna Reggiani avvenuto pochi giorni fa a Tor di Quinto per mano del rom di origine romena Romulus Mailat,l’animo della gente da me intervistata sembra molto simile a quello del saggio padre di famiglia che dice al proprio figlio: “Io te l’avevo detto!”.
Infatti nella vasta area della periferia capitolina che ho preso a campione, (Acilia, Axa, Casalpalocco ed Infernetto), si respira un’aria di rassegnazione mista a rabbia in merito alla vicenda di Tor di Quinto ed ai successivi atti di rappresaglia contro altri romeni.
Parlando con Mirella Marcotulli, 51 anni, residente al quartiere Infernetto e di professione casalinga, annoto il suo pesante sfogo: “Non è possibile andare avanti in questa maniera, stavamo solo aspettando che venisse uccisa la moglie di un alto ufficiale della marina militare per fare in modo che il nostro governo prendesse dei provvedimenti, che a me sembrano raffazzonati e di facciata” ed inoltre, dice la signora Marcotulli “La situazione non è certo una novità per nessuno, sono decenni che vado a fare la spesa al supermercato Gs vicino alla stazione centrale di Ostia e dopo le sette vengo attorniata da polacchi, romeni e zingari che mi tormentano con pesanti apprezzamenti, una volta sono stata anche palpeggiata”.
A quanto pare l’insofferenza era dunque latente, almeno in quest’area di Roma, e la gente pensa che l’assassinio di Giovanna Reggiani non sia stato altro che una logica conseguenza di una selvaggia e mal regolata apertura delle frontiere, che il recente approdo di Bulgaria e Romania nella U.E. ha contribuito ad aumentare.
Questo è infatti quanto traspare dalle affermazioni del secondo intervistato, Antonio De Marini, 43 anni, meccanico, da anni residente a Casalpalocco: “ Io oramai ho fatto l’abitudine a tutto questo via vai di rom e quant’altro, per me l’emergenza di oggi rappresenta un problema soprattutto per la sicurezza dei miei figli, ho paura anche solo a lasciargli prendere l’autobus da soli, eppure sono già grandicelli, hanno 14 e 15 anni”. Alla domanda di cosa ne pensa del lavoro svolto dal governo italiano, dei provvedimenti sanzionatori attuati e del perché tutto questo sia potuto succedere, il signor De Marini risponde che “ quello che è stato fatto è giusto, però come al solito noi italiani aspettiamo che i buoi siano scappati prima di chiudere la stalla, si poteva agire con molta più calma e con maggiore decisone, adesso si rischia di fare d’ogni erba un fascio. Parlando del differente trattamento riservato agli stranieri da altre nazioni, mette sul tavolo un'altra questione: "Perchè in Inghilterra o negli Stati Uniti ci sono regole molto più ferree per l’immigrazione, mentre da noi sembrano venire solamente i peggiori elementi di ogni Paese? sembriamo un lazzaretto. Ecco, questo io non lo accetto".
Spostandomi pochi chilometri più avanti, ad Acilia, intervisto lo storico titolare del Bar Laura, Stefano Mandolesi, 61 anni, detto “Er mando”, che sui ragazzi rom ha una decennale esperienza, servendo centinaia di caffè e quant’altro ai numerosissimi braccianti ed operai che affollano il suo esercizio per ristorarsi.
Interrogato sul tema della mia inchiesta, “Mando” è lapidario: “ Guarda, credo che storie come quelle di Tor di Quinto siano sempre esistite, e penso che sia ingiusto dare addosso ad un popolo intero per le colpe di un singolo elemento spiantato”. Subito dopo, il titolare del bar mi indica un ragazzo con la parannanza viola, alto, coi capelli biondi e corti, e dice: “ Quello là che sta facendo le brioches è Marius, è un rom romeno e ha tre figli, tutti qua con lui ad Acilia assieme alla moglie”, si ferma un attimo e riprende borbottando: “ Se tutti fossero esemplari come lui, avessero pazienza e spirito di sacrificio, accettando anche i lavori più umili e rifiutandosi di compiere certi misfatti cambierebbero tutti idea riguardo ai rom ed agli extracomunitari”.
Io gli rispondo che purtroppo se ti trovi a nascere in determinati contesti socio-economici puoi essere spinto dalla forza della disperazione a compiere certi gesti, e lui replica dicendo che “Può essere vero, ma anche noi italiani quando siamo andati a cercare fortuna in America abbiamo creato problemi simili, ma negli Stati Uniti hanno avuto tutto un altro approccio, molto più duro, noi abbiamo dovuto adattarci, non avevamo scelta”. Parlo al signor Mandolesi delle recenti norme entrate in vigore in questi giorni, dove è stata disposta, ad esempio, l’immediata estradizione di tutti i soggetti ritenuti anche solo potenzialmente pericolosi, e lui mi risponde così: “ Credo che di per sé le leggi siano ottime, ma vadano fatte rispettare sempre, non a corrente alternata, e nella mia personale esperienza ho notato che questo non succede a lungo in italia, i primi tempi le forze dell’ordine saranno rigidissime, poi finirà tutto a tarallucci e vino aspettando il prossimo morto”.
Come ultimo testimone scelgo di intervistare la mia ex professoressa di filosofia del liceo, Emanuela Trocino, 48 anni, residente in Piazza Eschilo, nel cuore pulsante del quartiere Axa, una delle zone più chic della periferia in cui vivo, immersa nel verde.
Le domando subito le sue impressioni riguardo il fenomeno dell’immigrazione e della sicurezza e lei mi risponde, tra il serio e il faceto: “Caro Giovanni, ti aspettavi qualcosa di diverso? La disperazione è una forza pazzesca, i problemi di oggi sono legati al fatto che tutta questa povera gente nel proprio Paese, anche in Romania, vive in condizioni pessime, e perciò partire all’avventura, derubare e ammazzare è necessario”. Detto questo le chiedo la sua opinione riguardo l’etnia rom, che è stata duramente attaccata in questi giorni, e la Professoressa Trocino risponde secca: “al di là di ogni ideale politico è molto difficile far andare d’amore e d’accordo due civiltà totalmente diverse tra loro come la nostra e quella dei rom, dove il furto è ammesso e considerato un mezzo lecito per la sopravvivenza, dove la donna è ancora lontana anni luce dalla condizione della femmina occidentale”.
Desideroso di approfondire questa tematica, chiedo all’intervistata di spiegarsi meglio, e cercando di proporre anche una eventuale soluzione, e ricevo questa risposta: “ Da parte degli organismi internazionali è molto difficile doversi confrontare con una etnia, come quella rom, che non ha un governo, non ha una nazione entro il quale risiedere e si fa beffe di numerosi principi inviolabili dell’uomo, permettendo ad esempio lo sfruttamento della prostituzione e l’accattonaggio”. Per quanto riguarda le possibili soluzioni adottabili, la docente spiega come “ bisognerebbe mettere in risalto tutti quei casi positivi di personalità anche molto importanti quali professori, esercenti, studiosi e sportivi di origine rom che hanno saputo far risaltare le proprie capacità rispettando la legalità” ed aggiunge inoltre che “ non bisogna essere miopi nel far finta di non vedere che questa situazione è figlia di secoli di pregiudizi anche da parte nostra, che dopo la caccia al nero o all’ebreo adesso sarebbe sbagliatissimo generalizzare perché ci vorrà molto tempo, ma la situazione è ricomponibile”.
Giunti alla fine di questo spaccato che ritrae parte della periferia sud-ovest di Roma, si vede soprattutto che l’esasperazione è tanta e che nonostante tutto la gente si aspetta dalle istituzioni italiane e da quelle di respiro internazionale la prosecuzione del dialogo col governo di Bucarest unitamente all’applicazione continuativa dei dispositivi di legge appena varati. Oltretutto dalle dichiarazioni appena riportate traspare una ferma volontà di non dare adito a rigurgiti di razzismo, ma di fare attenzione soprattutto a cercare di capire come poter integrare e regolamentare l’afflusso del popolo rom, che per lungo tempo è stato catalogato nell’immaginario collettivo come una popolazione di serie B. Molto probabilmente questo è uno dei motivi principali che ha reso farraginosa la pacifica convivenza tra i rom e tutti noi, anche perché in tutti questi anni da ambo le parti è mancata la reale volontà di ricucire uno strappo che adesso si è trasformato in voragine. Personalmente ad esempio credo che a differenza delle popolazioni di colore, che hanno potuto giovarsi dell’apporto di figure carismatiche come Martin Luther King e Malcom X, i rom, volgarmente chiamati zingari, non hanno mai avuto la volontà \ possibilità di avere un mediatore, un paladino che lottasse civilmente per difendere i loro diritti e far percepire in maniera corretta le proprie aspirazioni.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ciao Giovanni,
ho letto della tua tesi di laurea (complimenti) e l'argomento mi interessa per il Centro regionale Studi e Documentazione che dirigo. Posso chiederti se hai trattato di taluni aspetti di nostro interesse?